Danzo, dunque Esisto!

La percezione di essere vivo

Nel IV secolo dopo Cristo, il teologo e filosofo romano di origine berbera, Aurelio Agostino d’Ippona (354-430), meglio conosciuto come Sant’Agostino sosteneva, “si fallor sum”, “se sbaglio esisto”.

Nel 1637 il filosofo francese René Descartes (1596-1650), conosciuto in Italia come Cartesio, nel suo “Discorso sul metodo” affermò il suo pensiero con la locuzione “cogito ergo sum”, “penso dunque sono”, esprimendo la certezza immediata che l’uomo, in quanto soggetto pensante, ha di sé stesso.

Ma la percezione di esistere è davvero riducibile solo all’atto del pensare?

O manca qualcosa?

La risposta la forniscono…

Il poeta bengalese Rabindranath Tagore (1861-1941) che qualche secolo dopo annunciò:




“La vita non è che la continua meraviglia di esistere!”

E continuò il Mahatma Gandhi (1869-1948) che disse:

“La vita non è aspettare che passi la tempesta, ma
imparare a danzare sotto la pioggia”.

Il filosofo francese Gilbert Cesbron (1913-1979) dichiarò:




“Amo, dunque esisto. Ecco il mio inizio e la mia fine, e tanto peggio per Cartesio.”

E Rolando Toro Araneda (1924-2010) creatore del Sistema Biodanza, psicologo e antropologo cileno, celebrò la priorità del sentire corporeo affermando:

Io esisto perché sono vivo.

È dunque l’insieme di percezioni, sensazioni, emozioni, pensieri, quel sentire diffuso nell’intera unità psicofisica nel momento presente che mi permette di sentirmi vivo.

È la vivencia di essere vivi la risposta.

Personalmente, come praticante e facilitatore di Biodanza da più di cinque lustri, sento di poter dichiarare: “danzo, dunque esisto!”

Lo affermo perché la danza è il linguaggio primordiale che ha permesso all’umanità di esprimere le emozioni provate in maniera inequivocabile, prima ancora del linguaggio verbale strutturato, in quanto il corpo ha la saggezza di esprimere con chiarezza e autenticità immediata ciò che prova, superando l’ambiguità del linguaggio verbale che, a volte, esprime invece il contrario.

Oggi la danza si considera un’attività frivola, una forma di esibizione o addirittura uno sport, ma è limitante.

Il movimento di danza è una delle espressioni più autentiche ed ancestrali degli esseri viventi. La danza ha accompagnato la storia dell’umanità.

Fin dalle sue origini l’uomo per celebrare una nascita, un matrimonio, un buon raccolto, per invocare la pioggia e la fertilità dei campi, per infondere coraggio a cacciatori o guerrieri, per scongiurare malattie e mala sorte, per commemorare la memoria di una persona cara, era solito danzare.

La Danza è un linguaggio universale. Anche primati, volatili, insetti, rettili, pesci, esprimono una vasta gamma di emozioni, e condividono messaggi, attraverso la danza.

Noi iniziamo a danzare fluttuando nel liquido amniotico, nella pancia della nostra mamma, proseguiamo nella culla, muovendo con gioia freneticamente gambette e braccine, quando vediamo avvicinarsi il viso di una persona cara, o sentiamo la sua voce. Quando cerchiamo di compiere i primi passi per raggiungere mamma o papà, che ci chiamano battendo le mani, stiamo danzando felici, con intenso impeto vitale.

La danza, il muoversi a ritmo, o, seguendo una melodia, è qualcosa di naturale, già presente in noi dalla più tenera età. Questo significa che tutti sappiamo danzare, non mi riferisco ai balli strutturati che prevedono passi e figure specifiche, piuttosto a quella conoscenza innata del nostro corpo, che ci permette di muoverci liberamente, come sentiamo, sulle note musicali.

Sono i ripetuti input negativi che riceviamo in risposta alle nostre prime sperimentazioni creative che finiscono per condizionare ed inibire la nostra originale espressività.

Ricordo ancora quando da bambino, in quei pomeriggi di sole, cantavo a squarciagola senza alcuna vergogna, fino a quando qualche adulto mi diceva:<< E Basta! Smettila di fare baccano! È inutile che insisti, sei stonato>>. Da allora per lungo tempo ho riservato il mio canto al momento della doccia, dove nessun altro poteva ascoltare la mia voce.

Nella Danza della Vita, la Danza rappresenta la manifestazione, la celebrazione della nostra identità, la sua espressione più spontanea ed originale. Durante la pratica è la musica che evoca il movimento corporeo, come dire “si incarna”, consentendo al danzatore di entrare in vivencia e trasformarsi in pura danza.

Tutte le danze che vengono proposte costituiscono eco-fattori positivi dotati di un dirompente potere di espansione vivenciale.

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La Gestalt musica – movimento – vivencia, consente sensibili e progressivi cambiamenti nei sistemi libico-ipotalamico, neurovegetativo, immunologico, cardiorespiratorio, viscerale.

Durante la sessione le linee di vivencia, che costituiscono il potenziale genetico, si potenziano reciprocamente garantendo l’omeostasi delle funzioni organiche ed il miglioramento della qualità della vita, percepita nella quotidianità con un incremento dell’intensità dell’energia vitale e della gioia di vivere.

La Danza della Vita ti fa sentire vivo.

E quindi cosa stai aspettando? Perché non vieni a Biodanza?

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